Nel 2020 è stata definita dalla legge come organizzazione estremista nazionale la Арестантский уклад\устав един, А.У.Е., cioè Unità Criminale del Detenuto o in gergo уркаганский Urkagan(skij), cioè un presunto movimento, o sottocultura, o moda o leggenda urbana (le idee restano confuse) che per il Cremlino è chiaramente un movimento criminale organizzato di stampo estremista (dei minorenni).

L’impero zarista ha sempre avuto le idee chiare su come smaltire i giovanissimi al margine, orfani o meno: ne beccavi uno a bighellonare sul suolo imperiale? Via, preso e spedito nell’angolo più remoto della Karelia senza nemmeno avvisare mamma e papà. Poi Lenin e Stalin hanno fatto faville nel consolidare nei gulag un mondo parallelo che faceva da baby sitter ai bambini e ai ragazzini dimenticati (si leggano Mecacci e le testimonianze di Solženicyn, che in Arcipelago Gulag descrive un po’ le dinamiche e le regole della società dei ragazzini entrati nel sistema). Nell’era Brezhnev c’è stato il liberi tutti e la delinquenza minorile, così come la delinquenza in generale, in piccolo e in grande, è dilagata ovunque. Perciò sì, la delinquenza minorile, espressa all’interno di una miriade di culture e sottoculture metropolitane è sempre esistita in Russia, non solo nei modi, nella genesi e nelle “cause” che noi occidentali conosciamo. Ma la Russia odierna di Vladimir Putin è andata oltre: i giovani, quelli davvero giovani, 8, 10, 13, 14, 16 anni, sono uno specchio della società che potrebbe essere ma sono anche delle voci difficilmente imbavagliabili, per le strade, nelle scuole, su internet. I giovani sanno cosa vogliono e lo pretendono e in una società come la Russia, chi infrange le regole o non le rispetta, chi non risponde ai dogmi, chi dimostra che si può fare anche in un altro modo, mette a rischio il sistema. Così in Russia si è deciso che tra i giovani esiste un pericolo talmente grande da essere definito e combattuto penalmente come una minaccia estremista e che questo pericolo non fa distinzione fra un graffito e una estorsione.

Chi ha assistito dalla barricata dei diritti civili all’evoluzione della questione, ha commentato che quale modo migliore per spezzare la schiena ai giovinastri ribelli dei festival, agli utenti della rete, agli adolescenti di Russia, quelli che non hanno niente da perdere, che non vedono Putin come un dio, che ancora non devono fare la naja, che non sono ancora alcolisti, che si ritrovano per giocare alla Play e magari anche per organizzare raduni, quale modo migliore che creare una legge ad hoc che, non solo (non) definisce l’esistenza di una presunta rete criminale organizzata che utilizza, prende di mira e muove i minori in Russia, ma la rende addirittura una minaccia estremista?


Sembra proprio che il governo abbia fatto di tutta l’erba un fascio e abbia rivolto il suo pugno di ferro contro le ultime figure realmente vicine a una certa libertà di pensiero e che l’abbia fatto attingendo a piene mani nella cultura e sottocultura carceraria russa, che, per una serie di convergenze della politica, della società e della storia, è strettamente legata ad ogni quartiere, villaggio, distretto, provincia, regione. Non solo, per fare questo alla Russia sono stati utili anche i media, alcuni perfino insospettabili (il grido d’allarme di un giornalista della Novaya Gazeta lo riporta Meduza insieme ad alcuni pareri accademici in un articolo del 2017, quando già da un paio di anni sul tema si è in piena “puzza allarmista da manovra legislativa”).

Il duo elettronico AIGEL ha vinto una nomination come miglior montaggio ai Berlin Awards per Tatarin. Ha spopolato online fra i giovani. 100% AUE.

Per farsi una idea di come viene intesa questa forma di criminalità organizzata prettamente minorile, può essere di aiuto la conoscenza delle dinamiche carcerarie e del dentro-fuori in Russia e delle regole abbastanza rigide che muovono la vita del carcere fra caste e ruoli, ma saltando i tecnicismi e in poche parole, la А.У.Е secondo i commenti della legge che la definisce organizzazione estremista, fungerebbe da struttura di stampo gerarchico come “primo livello criminale” per i ragazzini che operano una serie di reati e che poi passeranno al CO dei grandi, diventando quindi adulti criminali nemici dello Stato. Premessa: considerato il numero non certo basso di cittadini russi che hanno scontato almeno una condanna in prigione, si capisce quanto le dinamiche di vita e quindi anche criminali del carcere vengano assimilate e poi mantenute in un certo modo anche al di fuori, applicandosi a molti aspetti della vita sociale soprattutto nei paesi più piccoli, dal linguaggio, ai gesti, alle fonti orali. Non è comunque un mistero che nelle carceri giovanili e nei riformatori, nei centri per il recupero o negli orfanotrofi, così come nelle periferie e nelle scuole, i ragazzini si riuniscano in bande, gruppi che praticano microcrimine a livello locale all’interno delle proprie realtà.
Quindi sì, esistono minori che compiono attività illecite che si muovono in gruppo e che hanno rapporti o familiarità con il mondo del crimine interno al carcere, sì esistono storie romantiche e racconti di vita popolare che mistificano la figura del detenuto e del criminale, sì esiste l’uso comune di un certo gergo o di certe pratiche riscontrabili anche dentro il carcere. Sì, esistono minori che si definiscono ribelli, che usano slogan contro le autorità e la legge, che fanno uso di droghe, che compiono atti vandalici, esistono ovviamente anche quelli che uccidono, ma c’è da chiedersi in cosa questa delinquenza giovanile sia differente da quella che le società affrontano in Italia, in Francia, in Germania.

Se si vanno però a cercare informazioni sul gruppo estremista di minorenni organizzato a livello nazionale per cui si è resa necessaria una legge specifica che è esattamente equivalente a quella contro il terrorismo islamico e il fascismo in Russia, cercando quindi riscontro su: finanziamenti, attività, logistica, base, metodi di comunicazione, figure chiave, movimenti di soldi, cioè il classico pacchetto necessario alla CO per restare almeno in attività, diventa così complicato che perfino la Corte Suprema non ha risposte da dare. Letteralmente non esiste una singola documentazione prodotta sulla struttura organizzativa fisica della А.У.Е, sui suoi aderenti o territorialità. Alla А.У.Е non può essere attribuita una nascita precisa come invece avviene per altri fenomi estremisti o della criminalità organizzata. La sua origine a seconda di chi ne parla, viene fatta risalire ai giovani che restavano coinvolti nel fenomeno della dedovshchina, a un fenomeno che si è autogenerato su Internet ed è diventato poi di moda, alla fantasia annoiata dei ragazzini di strada che hanno deciso di replicare nel quartiere codici e comportamenti della prigione, a certi adulti criminali che hanno istituito la loro “scuola”. Se lo chiedi all’autore della Gazeta, ti dirà che la А.У.Е esiste per colpa dell’emulazione e ha uno schema ben preciso: si reclutano con una caramella i bambini di 8, 9 anni (ma i dodicenni sono i migliori), e si finisce per fargli stuprare le bambine negli androni dei palazzi. A che pro? Sull’esistenza o meno della А.У.Е si pronunciano antropologi, sociologi, avvocati dei diritti umani e le teorie sono varie: la sua esistenza può rappresentare una vera e propria ideologia della violenza che vive per se stessa, una educazione criminale che parte dalla strada e che va tutta a favore del CO “dei grandi”, la sua non esistenza può dimostrare l’ennesimo abuso del governo per imbavagliare ancora di più la popolazione russa, colpendo i giovanissimi. Colpire i giovanissimi, si intende, anche in termini preventivi.

La genialata del decreto del 17 agosto 2020 della Corte Suprema russa che inserisce la А.У.Е nell’articolo 282.1 (Organizzazione estremista) è quindi che non è specificata in nessun altro modo, ovvero esiste una definizione generica su che tipo di organizzazione sia ma non esiste definizione della sua struttura (la decisione è stata presa a porte chiuse e non se ne è più parlato, così è perché ci pare) ma è individuabile dentro e fuori dal carcere, compresa la rete internet, grazie a dei parametri guida definiti dai legislatori e messi in mano alle polizie, agli educatori, agli amministrativi, ai genitori, ai media. Non solo, la legge è anche retroattiva: se a 12 anni eri un ragazzino scemo che disegnava la stella vory sul diario di scuola, rischi fino a 12 anni di galera e 700 mila rubli di multa anche se adesso ne hai 24 e sei un onesto lavoratore. Significa in poche parole che come altre leggi già in vigore, può essere applicata con ampia discrezionalità in un grande numero di casi andando a colpire nello specifico i minori. E molte delle attività attribuite ai membri della А.У.Е, sembrano stranamente simili a quelle degli oppositori. Ma gli oppositori ufficiali, come i sostenitori ventenni di Navalny ad esempio, si gestiscono facilmente. I minori, molto meno. In una nota diffusa dalle autorità in seguito all’approvazione della legge, si specifica questo:

Il movimento antisociale informale non ha un unico centro dirigente, ma ha una struttura di rete sviluppata. I suoi leader nascondono accuratamente la loro appartenenza al movimento, e il coordinamento diretto è svolto dai cosiddetti osservatori attraverso messaggistica istantanea e social network. Il movimento promuove la violenza, la negazione delle norme morali generalmente accettate, qualsiasi forma di governo, i suoi obiettivi principali sono coinvolgere i minori in un’ideologia criminale e raccogliere fondi da loro per l’organizzazione e i suoi leader. Per fare ciò, il gergo carcerario viene utilizzato nella comunicazione dei partecipanti all’AUE, sono coinvolti nel commettere crimini di gruppo di alto profilo (teppismo, vandalismo, danni alla salute, attacchi a poliziotti, incendio doloso di edifici amministrativi), nell’organizzazione di rivolte e fughe dai luoghi di detenzione.

Nel febbraio del 2023 la casa editrice Новое литературное обозрение (Nuova Rassegna Letteraria) presenta il libro del professore e ricercatore in scienze storiche presso l’Istituto di etnologia e antropologia dell’Accademia delle scienze russa Dmitry Gromov: “AUE. Criminalizzazione della gioventù e panico morale”.

Sei un estremista se diffondi, condividi, usi termini considerati associati alla А.У.Е, ovvero quello slang giovanile che si accompagna a un immaginario estetico diffuso perfino in Italia (mai sentito parlave di slav squatting?) e si rifà a un mondo ripreso da: film, libri, fumetti, giornali, musicisti, cartoni, brand di moda, gallerie d’arte, community, meme ecc… e quindi dovresti avere timore di citare Brother, per dire. In Russia si usa il termine А.У.Е? Sì, a volte nelle manifestazioni dei giovani hanno gridato А.У.Е e in rete ci sono un sacco di meme e di gruppi che usano А.У.Е nel nome (c’erano: su VKontakte c’è una infinità di contenuti cancellati e community di giovani che hanno cambiato subito nome). Sei un estremista se hai contatti con qualcuno che è stato associato, si è definito associato o è giudicato associato alla А.У.Е nei modi indicati dalle linee guida; sei un estremista se ascolti musica o condividi musica o canti canzoni che fanno riferimento alla А.У.Е o agli slogan tipo ACAB o al codice carcerario (praticamente il 70% dei testi rap russi e una vagonata di musica sovietica che omaggia la prigione, i detenuti, il riscatto, la povertà, la mamma, il fratello, la banda di quartiere ecc… ecc…) e per varie altre cose (una di questi potrebbe avere a che fare con il numero fisico di sospetti estremisti А.У.Е vicino a una bicicletta, per dire, oppure se fai una colletta per qualcuno che è incarcerato). E’ complicato spiegare la dannosa portata sociale che questa legge specifica può avere, ma se si conosce la fantasia alla David Lynch degli uomini e donne di Putin, si può intuire in quanti modi potrebbe essere usata. Al momento è molto utile nelle mani della polizia locale, che sembra preferire chissà perché gli arresti per sospetto estremismo a quelli per vandalismo o furto. E’ molto utile per rastrellare internet in cerca di giovani che parlano a caso e con il meme facile (i bei tempi dei meme su Putin-gopnik sono finiti), non solo sui social ma anche nelle community di giocatori, nei forum, nei blog. Per limitare l’accesso a internet dei giovani: questo strumento di censura colpisce le community online che vengono considerate focolai della AYE e su questo esistono proposte di legge ed emendamenti nazionali e regionali. Si aggiunge al lungo elenco di strumenti utili per colpire individui adulti dentro e fuori dal carcere. E’ utile per i comitati di quartiere o per gli insegnanti o per gli educatori nelle strutture di accoglienza: il Ministero dell’Istruzione e della Scienza ha creato dei comitati interdipartimentali preposti al monitoraggio delle attività criminali nelle scuole (auguri ai bulli, ai comitati studenteschi, agli adolescenti che fanno politica ecc…) e promuovono tavole rotonde finalizzate tra le altre cose a individuare e limitare

  • Segni di reclutamento e coinvolgimento di giovani in organizzazioni e comunità terroristiche ed estremiste e altre organizzazioni e comunità distruttive;
  • Fattori di minaccia associati alla divulgazione di eventi su Internet come quello della scuola americana Columbine, che spingono gli adolescenti a uccidere i loro coetanei e suicidarsi, nonché alla crescente attività delle comunità giovanili radicali, i cui membri, compresi i minori, partecipano attivamente a proteste di massa, nonché nella commissione di reati

E’ utile per ripulire un pochino la faccia della Russia: una proposta di legge vuole vietare di rendere pubblici i dati sulla criminalità minorile nazionale, con tutti gli effetti collaterali che una simile decisione si porta dietro. Le pubblicazioni sul tema possono essere soggette a controlli e censura.

La Chiesa Ortodossa russa, notoriamente poco paziente verso altri culti, ha attaccato la International Society for Krishna Consciousness, cioè gli Hare Krishna, per la Holi, il Festival dei Colori, ricorrenza molto popolare fra i giovanissimi che una volta l’anno in estate si ritrovano a festeggiare quella che il metropolita considera una vendita di se stessi ai demoni indù. Nel 2017, ufficialmente per un errore nella presentazione della domanda, fu annullata una data del Festival Holi e ci furono rimostranze e tumulti da parte dei ragazzi che si erano radunati per festeggiare. L’evento viene citato spesso per dimostrare la diffusione dell’organizzazione estremista, perché fra i giovani c’era chi gridava А.У.Е. e colpiva le auto della polizia intervenute per disperdere i ragazzi.

Ho fatto un giro su Vkontakte per leggere commenti alla questione e come ovvio, si è divisi sulla А.У.Е, sull’efficacia di questa legge, sulla reale portata di questo fenomeno, non si sa nemmeno bene chi va ascoltato in merito alla questione, tanto è astratta la cosa e tanto poco se ne parla. Certo è che in molti commenti non manca il “sono stato in prigione anche io” e soprattutto il dubbio supremo: esiste o non esiste?

La legge esiste, quindi ormai, che esista o meno questa organizzazione criminale estremista А.У.Е è un dettaglio insignificante, ma è palese invece che non sanerà minimamente la questione dei giovanissimi allo sbando, dei ragazzi delle periferie o delle province rurali dove la vita è davvero difficile. Gli insediamenti marginali sono considerati ad alto rischio dal governo perché di fatto esiste una amministrazione parallela a quella ufficiale, perché paga più il crimine del sussidio (quando c’è), perché ci sono molti più veterani, perché sono lontani dai centri di controllo e molto spesso sono nati proprio a ridosso delle carceri. Ma anche in questi insediamenti, che sono considerati i luoghi di attività primaria della А.У.Е, ci sono ragazzini che ascoltano il rap, che hanno un padre o uno zio in carcere, che vanno di notte a imbucarsi nella dacia di qualche funzionario, che imbrattano i muri coi graffiti, che bullizzano i compagni più danarosi, che guardano i film di guerra e di mafia, che indossano la tuta, che usano lo slang. Se a un sistema di punizione carceraria folle come quello russo si aggiungono leggi simili, che contribuiscono a riempire le celle di giovani innocenti o anche colpevoli ma senza contestualizzare i loro atti, si va verso una generazione di carnefici: ed è quello che spaventa non solo alcuni osservatori accademici, gli unici che si scannano realmente sulla questione, ma soprattutto i ragazzi.